
Perché la maggior parte dei retail perde con i CFD: la verità dietro le regole ESMA
Perché tutti i broker mostrano “X% dei conti retail perde denaro”
Dal 2018 l’ESMA (l’autorità europea dei mercati) ha introdotto misure di product intervention sui CFD: leva massima limitata, margin close-out al 50%, protezione dal saldo negativo, divieto di incentivi, e un’avvertenza di rischio standardizzata che deve indicare la percentuale di conti retail in perdita negli ultimi 12 mesi, calcolata per singolo fornitore. Quell’obbligo è stato poi rinnovato e recepito dalle autorità nazionali (in Italia: CONSOB; nel Regno Unito: FCA).
In pratica: non esiste un “numero unico ESMA” per tutta l’UE. Ogni broker deve pubblicare il proprio dato e aggiornarlo periodicamente, usando il format testuale standard ESMA.
Come viene calcolata quella percentuale
Il testo ESMA prevede che il broker comunichi la quota di conti retail che hanno chiuso in perdita nei 12 mesi precedenti, considerando il P/L del conto escludendo dal calcolo depositi e prelievi sul conto CFD nel periodo di calcolo. Il warning va riportato nel formato standard previsto dall’allegato ESMA (versioni “piena”, “ridotta”, ecc.).
Perché i CFD portano così spesso a perdite per i retail
Leva: piccole variazioni del sottostante si amplificano sul conto; movimenti avversi possono erodere il margine rapidamente.
Costi: spread, commissioni, finanziamento overnight; su operatività frequente pesano molto.
Margin close-out & gap risk: chiusure forzate e salti di prezzo possono cristallizzare perdite.
Comportamento: eccesso di trading e cattiva gestione del rischio aumentano la probabilità di chiudere in perdita (e questo è uno dei motivi alla base dell’intervento regolatorio).
Già nelle analisi che hanno portato alle misure 2018, le autorità europee rilevavano che tra il 74% e l’89% dei conti retail su CFD risultava perdente (dato storico, non “live”).
Come leggere (bene) quel numero sul sito del broker
È un dato “per broker” e “rolling 12 mesi”: due broker diversi (o lo stesso broker in periodi diversi) mostrano percentuali diverse. Non è un ranking di qualità, ma una disclosure trasparente.
Dipende dal mix di clientela e dai mercati: periodi molto volatili possono far salire le perdite complessive; un broker con più clienti molto attivi può mostrare percentuali diverse da uno con clientela più “posizionale”. (Deduzione coerente con le regole ESMA e i periodi di riferimento.)
Non predice il tuo esito individuale, ma è un “base-rate” utile a farti valutare se capisci i CFD e se puoi permetterti quel rischio.
Cosa hanno fatto le autorità nazionali
Dopo la fase iniziale ESMA (misure temporanee), molte autorità UE hanno reso permanenti regole analoghe nel proprio ordinamento. CONSOB, per esempio, ha adottato nel 2019 una delibera che recepisce i punti chiave, compreso il format dell’avvertenza; nel Regno Unito la FCA ha inserito l’obbligo nel COBS 22.5 del suo Handbook
In sintesi
Scegliere il broker è una delle prime decisioni importanti da prendere, in una fase in cui si hanno poche informazioni. Un broker non dovrebbe essere la tua controparte principale, ma l’intermediario che inoltra i tuoi ordini ai liquidity provider con trasparenza e qualità di esecuzione.
Ricorda: la leva è un acceleratore sì positivo, ma può diventare una spada di Damocle se usata senza metodo e gestione del rischio, amplifica i profitti e le perdite.


